martedì 2 marzo 2010
IPAZIA vita e sogni di una scienziata del IV secolo, recensione
IPAZIA, VITA E SOGNI DI UNA SCIENZIATA DEL IV SECOLO
Adriano Petta e Antonino Colavito
ed. La Lepre
Quando la poesia non è compresa, quel che resta è il delirio che il potere cura con ogni mezzo.
“Ipazia non è una donna eccezionale: è qualche altra cosa…appartiene ad un’altra dimensione, a uno di quei mondi infiniti di cui parla Democrito…Ipazia è un piccolo Sole” mai spento. Per migliaia d’anni, pur nell’oscurità dei tempi, le sue ricerche sulla Luce hanno continuato a risplendere nella mente degli uomini di ingegno, scienziati, matematici,filosofi; una staffetta di piccoli Lumi per riportare la ricerca nella giusta direzione, l’origine della Luce e (di conseguenza) dei colori . Goethe codificò quel lavoro millenario in un trattato; perché l’uomo impiegò così tanto tempo a scoprire l’origine della Luce e (conseguentemente) la natura dei colori? Perché dalla distruzione di Ipazia tutto si arrestò; le intuizioni furono proibite, le biblioteche distrutte, i roghi furono accesi e lei, piccola e fragile testimone dell’antico sapere di Archimede, Aristarco, Euclide e Tolomeo, fu fatta a pezzi, nella pubblica piazza, dai monaci parabolani.
Astronoma, matematica, filosofa, antesignana della scienza sperimentale, studiò e realizzò l’astrolabio, l’idroscopio e l’aerometro. Figlia di Teone, fu testimone ed erede della Scuola Alessandrina, visse nel periodo storico di Ambrogio, Teodosio, Crisostomo, Agostino e Cirillo; protagonista, alla pari, degli eventi che segnarono, per i secoli futuri la storia del mondo: fine del paganesimo, trionfo del cristianesimo e ascesa al potere della Chiesa Cattolica.
Il libro, che vanta una prefazione di Margherita Hack, racconta la sua storia; Adriano Petta ricostruisce fedelmente fatti, dialoghi e carteggi; Antonino Colavito trasfigura in lirica pensieri , sentimenti, riflessioni e l’assoluto amore per la scienza della giovane martire. Azioni d’arte, di storia e di poesia sulla caparbia generosità della Ricerca, che la figura di Ipazia universalmente esprime; l’intuizione e l’idea contrapposte alla “corrente” visione delle cose, del mondo. Guerre perse, nel relativo presente, vittoriose poi nella contemporaneità dei posteri.
“Che cos’è il pensare? Il pensare è la molteplicità delle sensazioni in un rapporto continuo con l’universo soggetto ai nostri sensi” e in un raggio di Luce è nascosta la creazione, il Mistero della vita. “Se questo segreto lo metti a disposizione della gente, apparterrà a tutti (…) voi scienziati siete creature ingenue…ma pericolose”.
Il patto siglato fra l’Impero Romano ormai morente e i padri della Chiesa prevedeva e pretendeva la distruzione del vecchio, l’antico sapere ellenico; tradizione, scienza, filosofia, arte. Lingue di fuoco per un nuovo mondo. In vent’anni o poco più tutto è fatto, resettato, tranne ad Alessandria d’Egitto. Ipazia è avvertita :sei giovane, sei donna, sei empia!
“Uno stormo di corvi abbandona il tiglio dinanzi a noi, e vola verso il Cesareo: una volta oltrepassato il Teatro, assume la forma di un serpente”.
L’otto marzo del 415 d.c. fu “uccisa” nella pubblica piazza.
Miriam Ravasio
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