Collages materici su tavole da recupero e dipinti ad olio (cm 45x65 ca) realizzati fra aprile e maggio 2011.Per una lettura delle opere insolita e
particolare, scritta da Alessandro Cascio vi rimando al link di Li(b)ero Libro:
http://www.liberolibro.it/un-demone-che-gioca-con-la-luce/
domenica 22 maggio 2011
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UN DEMONE CHE GIOCA CON LA LUCE (commento di Alessandro Cascio)
RispondiEliminaMiriam Ravasio è una bambina bugiarda che colora gl'incubi, o così la immagino quando guardo i suoi quadri.
Non c'è nero profondo e il rosso non è mai rosso davvero eppure in quelle sfumature vivaci il suo mondo sembra apparire deviato e malato a volte, distaccato altre. I suoi visi sono colorati ma l’espressioni non hanno colore.
C’è tutta la grazia di un demone che gioca con la luce, nei quadri di Miriam.
Non esiste (se esiste) distacco più grande di quello tra l’uomo e Dio ed è questo che vedo spesso nelle opere di Miriam e nel mondo che calpesto o, nei periodi di apatia, su cui sto sdraiato.
Ci prende in giro mostrandoci un’innocenza ricercata e noi di fronte a forme infantili “cerchiamo di cercare” i buoni sentimenti. E chi dice di averli trovati è come Miriam: mente.
L’amore non esiste in un bambino che crea. Se un gioco lo s’intende come palliativo alla realtà è palese che manchi un legame emotivo e profondo col giocattolo. Nei giochi dei giganti, il legame sta in ciò che la cosa rappresenta, non in ciò che la cosa è. La cosa è solo una creatura momentanea che ha preso il posto del nulla, che ha riempito uno spazio. Potrebbe essere distrutta e ricomposta mille volte perché i creatori, consci della loro capacità creativa, non si affezionano alle opere, ma spesso le ripudiano pensando di doversi adoperare ancora per la realizzazione della perfezione.
E’ questo che è Dio in queste opere, è un bimbo di gigante che gioca a creare. E noi assieme al mondo verde, giallo, celeste e arancione, se non lo aveste capito ancora, siamo la cosa. Non c’è incubo peggiore dei giochi dei giganti: è questo che dipingerebbe Miriam se non amasse così tanto mentire.