sabato 15 agosto 2009

DOPPIO SQUEEZE , recensione



Doppio sqeeze di Enrico Gregori

Intelligenza e Amore, come Forza e Onore.
Così, come Massimo Decimo, il Gladiatore, incitava i legionari alla battaglia, perché “ciò che fate in vita riecheggia nell’eternità”, Enrico Gregori, romano e cronista de’ Roma, lancia, intenzionalmente oppure no, il suo messaggio ai lettori: intelligenza e amore, le carte vincenti del Doppio Squeeze, altrimenti si può solo soccombere. La difficoltà è data dei sensi, che disturbati e indeboliti dal “carnascialesco” quotidiano ci predispongono all’immersione delle (nostre) inclinazioni nelle correnti calde e frequentate. Il personaggio di Mirko ne è l’emblema; perché Mirko chiede ma non ascolta, vede ma non osserva, ambisce ma non ricerca, sceglie ma non distingue. Lui non fa paura, da lui non si scappa, con lui si convive ma su di lui non si può contare. Mirko non pratica ne’ Intelligenza, ne’ Amore. E’ il vicino della porta accanto, quella brava persona, l’omicida potenziale di una ordinaria follia quotidiana. Altra cosa sono Sniper e Hunter, soprattutto, uomini che hanno saputo “trasformare in mestiere” la loro totale insensibilità verso il dolore degli altri: killer, sicari che uccidono su commissione. Assassini, che l’abitudine ad elidere, come in un calcolo, ciò che ci corrisponde, ispirano nel lettori partecipazione e simpatia. E in questo trovare umano là dove ogni spirito è morto, è una tremenda ironia, l’ultimo sghignazzo dell’incubo di dio: l’uomo. “Se l’uomo ride, se è l’unico nel regno animale a esibire questa atroce deformazione facciale, è anche perché è l’unico che, superando l’egoismo della natura animale, abbia raggiunto lo stadio infernale e supremo della crudeltà” (Houellebecq).
In molti hanno sostenuto che Doppio Squeeze si legge facilmente; la scrittura parallela, tipica di Gregori, qui, gode di raccordi e che affascinandoci con la trama, rendono la lettura facile e chi legge vuol sapere se Laura, se Hunter, se Andrea…
L’assenza di metafore conclamate, meno richiami e riferimenti, i pochi protagonisti così fortemente caratterizzati, non devono trarci in inganno. Gregori sottopone ai lettori il “caso”, che come l’ispettore Ferri , ad un certo punto hanno la medesima sensazione “quella di avere un puzzle da diecimila pezzi al quale qualche figlio di troia ha sostituito alcune tesserine buone con altre di un puzzle diverso. Tutto studiato appositamente per sfinirci senza arrivare a nulla”
Invece c’è Andrea il funambolo “che non tromba” . Lui, a condurci al traguardo, la fine vittoriosa del gioco, Lui che si è esibito per dimostrare che il “riso” come il piacere nascono dal cuore.
Enrico Gregori, “unico” al di là di ogni genere.
Miriam Ravasio


Note biografiche dell’autore:
Enrico Gregori è del 1954. Inizia l’attività giornalistica nel 1975 come collaboratore di una rivista musicale specializzata nel Rock. Grazie a questo lavoro gira molto per l’Europa e per l’Italia. Conosce ed intervista alcuni personaggi noti e meno noti di quel mondo, come i Queen,Patti Smith e Bruce Springsteen. La professione “vera” la inizia nel 1980 a Il Tempo e poi, nel 1989, passa a Il Messaggero. Il suo impegno è stato sempre la cronaca nera. Da cronista “sbattuto” sui marciapiedi è diventato il responsabile della “nera” de Il Messaggero. Gli anni di piombo, la banda della Magliana e tutto ciò che, in particolare a Roma, ha visto la civile convivenza lacerata dalla violenza, dal disagio, dal delitto, lo ha trovato, in strada, sui luoghi degli avvenimenti, attento osservatore per conto dei lettori del suo giornale. Oggi dice che “coordina” il lavoro altrui, anche se ogni tanto ed in casi molto specifici, gli viene chiesto di scrivere. I suoi interessi personali sono rivolti alla letteratura “noir” di qualità, alla musica Rock, e all’enologia.

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